PRESENTAZIONE
Ecco, per la comune
riflessione, due contributi: il primo è una breve presentazione del testo dio
Alexandre Koiré su “La menzogna politica” ed il secondo è un intervento,
pubblicato sull’ultimo numero di “Gente Veneta”, dal titolo “Politica e
religione”.
Alexandre Koyré, Sulla
menzogna politica, ed. Lindau, Torino 2010.
La casa editrice Lindau di Torino ha pubblicato cinque anni
fa il testo “Sulla menzogna politica “ di Alexandre Koyré.
Uscito per la prima volta a New York nel 1943, il testo fu
ripubblicato in diverse occasioni; in Italia venne tradotto per la prima volta
nel 1994.
Koyré, uomo poliedrico: è stato filosofo, storico, studioso
delle religioni, politico, attivista nella Resistenza francese. Un personaggio
a sé, non inquadrabile, di formazione ebraica e di origine russa.
Costretto all’esilio nel 1908, studia con Husserl a Gottinga;
poi si dissocia dal maestro e va nuovamente in esilio, a Parigi. Entra, come
studente e poi come docente, all “’Ecole Pratique des Hautes Etudes”.
Coll’esplodere della prima guerra mondiale, entra nell’armata russa. Poi
ritorna a Parigi e, nel 1930, succede a
Etienne Gilson nella direzione dell’Ecole.
Studia la persistenza, nel pensiero pre-moderno, delle
dottrine magiche e mistiche e, a partire da ciò, approfondisce la portata della
svolta operata da Galileo Galilei (il suo “Studi galileiani “ è del 1935), opponendosi ai positivisti
ed agli empiristi.
Nel 1940, durante la guerra, si schiera col movimento “France
Libre” guidato da De Gaulle; questi lo incarica di trasferirsi negli Stati Uniti
per fondare a New York, assieme ad altri intellettuali, “ l’Ecole Libre”.
Nel 1945 rientra a Parigi dove muore nel 1964, a 72 anni.
“Sulla menzogna politica “ è un testo breve. Si apre con il
mettere in un certo senso le mani avanti da parte dell’Autore: la menzogna
politica è sempre esistita. Ma, pur tuttavia, “ Non si è mai mentito
come al giorno d’oggi. E neppure si è mentito in modo così sfrontato,
sistematico e continuo “.
La tesi è che i regimi totalitari abbiano generato profondi
mutamenti nella menzogna politica: la menzogna moderna è fabbricata in serie e si
rivolge alla massa; questa è la sua peculiarità! I regimi totalitari sono
fondati sul “primato della menzogna “. Essa è un’arma e può esser utilizzata nella lotta.
E se la guerra, da evento eccezionale ed episodico, divenisse
uno stato continuo e normale? Anche la menzogna lo diverrebbe. Di più:
l’incapacità di mentire sarebbe allora un peso, un segno di debolezza e
d’incapacità.
E quando la cosa avvenisse all’interno di un gruppo segreto,
sarebbe considerata più che una virtù: in tale gruppo la fedeltà è il massimo
dovere, la gerarchia è assoluta, l’obbedienza è la regola.
Ogni gruppo segreto è poi –sostiene l’Autore- un gruppo “con
segreto “, che nasconde
i suoi misteri ai non-iniziati. Di conseguenza, il primo dovere di chi
appartiene ad un gruppo segreto è quello di nasconderlo: “dissimulare
ciò si è, simulare ciò che non si è “.
Così tutto ciò che si dice è falso; chi appartiene ad un tale
gruppo non ammetterà mai come vero
qualcosa che sarà pubblicamente proclamato dal suo capo. Perché il capo non si
rivolge a lui, ma agli “altri “ che deve ingannare.
Ora Koyré sostiene che i regimi totalitari sono “niente
meno che delle società segrete “; è vero, ad esempio, che Hitler ha annunciato pubblicamente il suo
programma, ma –sostiene l’Autore- proprio perché sapeva che non sarebbe stato
creduto dagli “altri “. Si tratta, come lui le chiama, di “cospirazioni
alla luce del sole “,
una forma del tutto nuova.
Non devono nascondersi, anzi, agendo sulle masse, devono
rendersi visibili: il che non rappresenta una contraddizione se non in
apparenza. I regimi totalitari sono cospirazioni “parzialmente
“ riuscite.
Solo gli iniziati sono in grado di comprendere i messaggi
pubblici dei totalitarismi, sanno decifrarli; gli altri, gli avversari, la
massa non sono degni di ricevere la verità segreta.
Questo modo di porsi e di operare sottende una precisa
antropologia: quella appunto totalitaria che insiste sul primato dell’azione.
Non disdegna la ragione ma, quando il pensiero si fa più alto e più speculativo
e critico, allora ne rifugge.
Occorre che l’uomo sia un “animale credulo “, che non pensi: solo l’élite può
pensare, non la massa. Essa non si accorge neppure delle contraddizioni, non ha
memoria dell’incoerenza ed è incapace di recepire la verità. I capi dei regimi
disprezzano la massa, sia quella dei loro avversari, che quella dei loro
seguaci.
Al contrario, nei Paesi democratici si esprime refrattarietà
alla propaganda totalitaria: essa può ingannare solo una parte della società.
Così, con un apparente paradosso, proprio le masse dei Paesi democratici si
sono rivelate “appartenenti …alla categoria superiore
dell’umanità “.
Una considerazione-commento, per concludere. Guardando
all’Italia dagli anni Novanta del secolo scorso ad oggi, qual è stato il ruolo
e l’importanza della “menzogna politica”?
Si può stabilire, come ritengo, una correlazione diretta tra
l’aumento progressivo della “menzogna politica” qui da noi e l’altrettanto
progressivo manifestarsi di personalismi
in politica e di forme che vanno verso l’autoritarismo (più che verso l’autorevolezza) di conduzione del
Paese? Fatti entrambi incontestabili ed
oggettivi, credo, specie per chi desideri rimanere estraneo a qualsiasi spirito
di parte e rifugga da ogni personalizzazione degli avvenimenti.
Se è così, si può sostenere che l’Italia ha la “febbre
“, che non sta bene?
Certamente sì: va trattata, allora,
con cure appropriate prima che la
malattia possa aggravarsi.
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